
Lo psicologo chi è e cosa fa
Lo Psicologo, soprattutto nel passato, era una figura avvolta da fascino e mistero, tanto è vero che nell’immaginario collettivo era spesso identificato come il medico dei pazzi o come colui che fa sdraiare il paziente sul lettino chiedendogli di parlare dei suoi problemi e che legge nel pensiero.
Oggi, invece, se da un lato l’eco del passato non è ancora del tutto tramontato, dall’altro lato ci troviamo di fronte a un’apparente diffusione del sapere psicologico, in quanto spesso insegnanti, genitori, colleghi di lavoro, ecc… pensando di essere portavoce di qualche teoria o pratica psicologica, si pongono automaticamente dalla parte del “è giusto così”. Le motivazioni sono sicuramente diverse e spaziano dall’autoaffermazione, al fatto che è proprio la sempre più complessa realtà in cui viviamo a richiederlo.
Purtroppo, in una società in cui chiunque può comparire in tv parlando di inconscio, rimozione e comportamenti non verbali come se fossero la ricetta di una nuova torta, si va inesorabilmente a sminuire il carattere scientifico della Psicologia e di conseguenza la figura dello Psicologo. È quindi necessaria una corretta informazione a tutela sia della categoria professionale, ma anche del paziente che, se malinformato e in una situazione difficile, può mettersi nelle mani di chiunque, come ci dimostra la cronaca.
Lo psicologo è un professionista con competenze specialistiche, che utilizza un metodo scientifico e opera in diversi contesti.
L’art. 1 della Legge 56/89 definisce:
“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”
Per diventare Psicologo in Italia è necessario laurearsi in Psicologia, sostenere un Esame di Stato a seguito di un tirocinio post-lauream di un anno e iscriversi all’Albo professionale di una regione italiana. L’iscrizione è la condizione necessaria per poter lavorare ed esercitare l’attività. Sono abilitati all’esercizio dell’attività di Psicologo solo i professionisti iscritti all’Albo, a cui i cittadini possono fare riferimento per verificare se un professionista è abilitato. Gli eventuali casi di esercizio abusivo devono essere segnalati all’Ordine degli Psicologi.
In Italia operano 64 mila Psicologi.
Ma cosa fa lo Psicologo?
Lo psicologo è un professionista che opera per favorire il benessere delle persone, dei gruppi, degli organismi sociali e della comunità.
Si occupa di psicopatologia, ma non solo. Altre importanti aree di intervento riguardano una molteplicità di situazioni, personali e relazionali, che possono essere fonte di sofferenza e di disagio.
L’attività dello psicologo ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. scuola, azienda, ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà.
Tra i molteplici ambiti di applicazione della psicologia si possono indicare gli ospedali, i consultori, le scuole, il tribunale, i servizi per l’infanzia e l’adolescenza, le comunità terapeutiche, le residenze per anziani. Nuovi settori sono quelli della psicologia penitenziaria, transculturale, della neuropsicologia, dell’emergenza, del traffico, dello sport e del benessere in senso lato.
L’agire dello psicologo deve essere sempre professionale e attento al rispetto dell’altro e dei suoi valori. Essere professionali per uno psicologo significa:
• avere solide basi teoriche, ma anche essere consapevole del proprio modello di riferimento e del proprio potere nella relazione con l’altro;
• non tentare di imporre il proprio sistema di valori e credenze, ma operare sempre nel rispetto dell’altro, tenendo conto dei suoi desideri, speranze e inclinazioni;
• non considerare mai terminata la propria formazione, ma essere disponibile ad apprendere mezzi e strumenti sempre nuovi e ad applicarli nel miglior interesse del paziente/utente;
• mantenere un atteggiamento di apertura mentale, di curiosità e reale interesse per l’altro e la sua sofferenza e avere la capacità di farsi stupire e mettersi in discussione.
Il luogo di elezione per l’intervento psicologico è la relazione, in tal senso l’incontro tra il paziente e il professionista non assume i toni di un’operazione diagnostica volta soltanto all’individuazione del disturbo o chiarificazione del problema, ma diviene occasione di riflessione e autoriflessione, in cui l’attenzione è rivolta alla persona e al contesto in cui è inserita.
Il fine ultimo è quello di promuovere l’autonomia del paziente e dunque la strada è quella di lavorare insieme a lui, e non al suo posto, alla ricerca di mondi possibili.
In questo senso, il ruolo dello psicologo viene spiegato da Milton Erickson, grandissimo ipnotista, attraverso un aneddoto, che era solito raccontare quando gli chiedevano “cosa facesse lo psicologo”.
Un giorno Erickson trovò, in un terreno di sua proprietà, un cavallo che pascolava. Questo cavallo non aveva nessun segno di riconoscimento, ma Erickson si offrì di riportarlo ai proprietari. Per fare ciò, salì semplicemente sul cavallo, lo condusse sulla strada, e lasciò che scegliesse da che parte voleva andare. Interveniva solo quando il cavallo lasciava la strada per pascolare o vagare in un campo.
Quando alla fine arrivò all’appezzamento del proprietario, diverse miglia giù per la strada, egli chiese a Erickson: “Come facevi a sapere che quel cavallo veniva da qui e che era nostro?”. Io non lo sapevo, rispose Erickson, ma il cavallo sì. Non ho fatto altro che mantenere la sua attenzione sulla strada”.
In questo aneddoto emerge l’idea dello stare insieme sulla stessa strada, che è un bel modo per descrivere il rapporto tra lo psicologo e chi ne chiede l’aiuto. È ovvio che tra compagni “di viaggio” ci si influenzi reciprocamente: lo psicologo dà un contributo che è parte del percorso di cambiamento, ma non più importante di quello che deve fornire in prima persona chi vuole cambiare.
Spesso la professione di psicologo comporta una serie di scelte e il dover affrontare dei dilemmi che il professionista si pone relativamente alla possibilità, alla correttezza e alla legittimità di determinate condotte. Le norme del Codice deontologico costituiscono una bussola che sostiene e orienta le scelte, che però sono influenzate anche dalle decisioni prese nella prassi lavorativa quotidiana.